Categorie
Progetti didattici

Alyssa Kok suona Chopin

La classe di Tastiere storiche e Musica d’insieme dell’Accademia Internazionale d’Organo e Musica Antica Giuseppe Gherardeschi è lieta di invitarvi al concerto di Domenica 23 Ottobre, ore 16.30 Chiesa di S. Ignazio di Loyola, Pistoia – ingresso libero

La forma “ballata”, risalente al tardo medioevo, raggiunse un nuovo ed elevato stadio con le quattro ballate di Fryderyk Chopin. Egli inizio a comporre le sue ballate nel 1831 e scrisse l’ultimo lavoro di questo genere nel 1842, ispirato, verosimilmente, dalle ballate di Adam Mickiewicz. Caratteristica di queste ballate è quella di essere racconti di tipo epico, una struttura che possiede trama e sviluppo, tono atmosferico, armonie pittoresche, individualità di espressività e di qualità drammatica. La prima ballata fu abbozzata a Vienna, Austria, nel 1831 e completata a Parigi, Francia, dal 1835 al 1836. Venne dedicata a Robert Schumann, che ammise che era la sua preferita fra tutte le composizioni di Chopin fino a quel momento. Chopin concordò su questa valutazione, affermando che era la sua preferita e la più cara. Il pezzo inizia nella lontana tonalità di la bemolle maggiore, che prontamente traduce nel tema principale in sol minore che ricorre durante le sinistre sezioni che circondano passaggi tempestosi, esplosioni di commozione ed esclamazione. Il secondo tema, in mi bemolle maggiore, è calmo e lirico, in contrasto con l’irrequieto primo tema. La coda rovescia l’ordine dei temi e conduce al culmine finale. Gli studiosi hanno collocato quest’opera in connessione con il Konrad Wallenrod di Mickiewicz

Insieme ai 12 Studi op. 10 ed ai 24 Preludi op. 28, i 12 Studi op. 25 di Chopin formano le opere cicliche del suo genere di “miniatura lirica” in cui ciascun piccolo movimento costituisce un piccolo pezzo con una tecnica figurativa o un motivo prestabiliti. Questo brevi movimenti potrebbero essere intitolati “studi”, “preludi” o perfino “improvvisi”. Nel caso degli Studi op. 25, i n. 1 e 2 potrebbero essere considerati “preludi”, i n. 3-5 “scherzi miniatura”, i n. 6, 8 e 9 “studi” con tecnica figurativa, il n. 7 un “notturno” e i n. 10-12 “studi colossali”. Gli Studi op. 25 vennero composti negli anni 1835-1837 e furini dedicati alla contessa Marie d’Agoult, a quel tempo la compagna di Liszt (mentre l’op. 10 fu dedicata a Liszt stesso, che esibiva la sua abilità pianistica con quest’opera). Schumann riteneva gli Studi op. 25 “vere creazioni poetiche” e come pezzi di “audace forza creativa intrinseca”. Gli studi di Chopin sono considerati come una delle più monumentali raccolte di studi di tecnica pianistica.

Forse il pezzo più “all’italiana” dei tutte le opere di Chopin potrebbe essere La Barcarola in fa diesis maggiore op. 60. Occupa il suo posto, assieme ai notturni e alla Berceuse op. 57 come opera di bel canto pianistico di Chopin. Sebbene la forma “barcarola”fosse già presente nel Rinascimento veneziano, l’unica Barcarola di Chopin apparteneva alla più contemporanea tradizione dall’opera che era stata promossa da Gioacchino Rossini, Gaetano Donizetti, Vincenzo Bellini e altri. La sua natura è inequivocabilmente romantica. In tempo 12/8, un gentile basso ostinato accompagna lunghe, cantabili melodie ricche di abbellimenti, e durante il pezzo l’umore cresce gradualmente dal pacifico fino all’estremamente appassionato. In relazione con le altre sue opere, la Barcarola può essere considerata la più grande ballata, il più grande notturno o ambedue. Chopin compose il lavoro dal 1845 al 1846, assieme alla sua Polonaise-Fantasy op. 61, nel periodo di tempo del suo ultimo stile di scrittura musicale.. Il pezzo influenzò altre successive composizioni, come Venezia e Napoli di Liszt.

Lo Scherzo n. 4 in mi maggiore op. 54 differisce dai precedenti tre dello stesso genere in termini di stato d’animo. È meno serio e in una vena più leggera, più fresca, paragonato agli altri, essendo composto il mi maggiore e non in una tonalità minore come nel caso degli altri. È anche più intuitivo e filosofico, mostrando il lato di Chopin che spesso cade in sognanti “espaces imaginaires”, come egli una volta descrisse, La forma di rondò del pezzo contrasta un gioviale tema in mi maggiore, consistente in accordi spezzati ascendenti e in figurazioni alla mano destra, con una sezione di mezzo intensa, simile ad una canzone, tragica e riflessiva allo stesso tempo. Fu composto a Nohant nell’estate del 1842e nell’estate del 1843. Gli scherzi di Chopin sono radicalmente diversi dallo scherzo della tradizione iniziata da Claudio Monteverdi, passata attraverso Joseph Haydn, Ludwig van Beethoven per arrivare a Felix Mendelssohn. La sua interpretazione della forma ha una tessitura ed una abilità tecnica più pesante e i lavori sono più scuri, più drammatici e vigorosi, esplorando in maniera avanzata le possibilità della tastiera. Così i quattro scherzi diventano il supremo esempio della forma stessa.

Alyssa Kok ©

Traduzione: Umberto Pineschi