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Lo spinettone firmato ‘Giovanni Ferrini’ dell’Accademia Internazionale Giuseppe Gherardeschi di Pistoia

di: Ottaviano Tenerani

in Il cembalo a martelli da Bartolomeo Cristofori a Giovanni Ferrini / The cembalo a martelli from Bartolomeo Cristofori to Giovanni Ferrini, a cura di Michael Latcham e Giovanni Paolo Di Stefano, Bologna, Pendragon, 2019, pp. 117–28.

Lo spinettone del 1731 di Giovanni Ferrini, conservato presso l’Accademia Internazionale Giuseppe Gherardeschi di Pistoia, è uno dei tre strumenti noti di questo tipo. Gli altri due sono rispettivamente attribuiti a Bartolomeo Cristofori (Museum für Musikinstrumente der Universität Leipzig) e a Giuseppe Solfanelli (Smithsonian Institution, Washington DC). Le ricerche d’archivio non hanno ancora fornito informazioni utili sulla provenienza di questo spinettone. Ad ogni modo, diversi documenti settecenteschi e del primo Ottocento, conservati presso l’Archivio Capitolare di Pistoia, fanno riferimento a un ‘cembalo’ che era in uso presso la cattedrale per accompagnare il canto durante le Lamentazioni della Settimana Santa. L’uso di uno ‘spinettone da orchestra per la Settimana Santa’ è anche attestato presso la corte di Firenze nel 1797. L’estensione dello spinettone di Pistoia è Do0–Do5 (49 note). Come gli strumenti conservati a Lipsia e Washington, questo ha due registri di corde, uno di 8 piedi e l’altro di 4 piedi. L’esecutore può selezionare il solo 8 piedi o il solo 4 piedi o ancora combinare entrambi i registri. Il funzionamento è dunque analogo a quello degli spinettoni di Lipsia e Washington. Poco è noto sull’uso indipendente del registro di 4 piedi nel repertorio clavicembalistico. Un registro principale di 4 piedi è attestato in piccoli organi impiegati in Italia per accompagnare il canto in ambito conventuale. Tre organi settecenteschi di questo tipo – anche detti ‘organi da monache’ – si conservano a Pistoia. Cordofoni a tastiera con registro indipendente di 4 piedi, come gli spinettoni, potevano forse essere impiegati per accompagnare il canto in momenti dell’anno liturgico in cui non era permesso l’uso dell’organo.